Lesbo, la regina Rania di Giordania visita i migranti

Rania

A pochi giorni dalla visita di Papa Francesco, ha visitato i migranti in un campo profughi di Lesbo un’altra icona del dialogo tra popoli di culture e religioni diverse molto amata anche dai media: la regina Rania di Giordania.

- Advertisement -

Quella della splendida e affascinante moglie di Abdallah II al campo profughi di Kara Tepe, a Mitilene, è stata una visita a sorpresa, che ha riguardato soprattutto immigrati siriani ed iracheni in fuga dalla guerra e palestinesi:  gruppi che per altro si sono riversati in gran numero anche in Giordania. Anzi, la maggior parte dei giordani è di origine palestinese come la stessa sovrana – lei è nata a Kuwait City, ma il padre è originario di Tulkarem e la madre di Nablus, in Cisgiordania –.

Solo i siriani dovrebbero essere almeno 600mila nel piccolo Paese mediorientale, radunati in precarie condizioni soprattutto nei campi profughi di al- Zaatari e di al Azraq, nel deserto orientale – luoghi dove la mafia locale alimenta il traffico di bambini e di donne, poiché le famiglie, che non hanno più nulla, arrivano a sfidare la legge giordana ed a vendere le figlie in spose a ricchi e anziani uomini del Golfo, per cercare di sopravvivere –.

- Advertisement -

La regina Rania, accompagnata nella sua visita a Lesbo da membri dell’organizzazione umanitaria International Rescue Committee, ha invocato una “risposta collettiva” a questa “crisi eccezionale” dei migranti, di cui l’isola greca che diede i natali alla poetessa Saffo è diventata uno dei simboli più drammatici; una risposta collettiva “fondata sui valori e condivisione delle responsabilità e non sulla loro elusione”, ha detto la sovrana. “È impossibile comprendere veramente la portata di questa crisi fino a quando non ti trovi qui, non la vivi in prima persona – ha aggiunto – Ed è molto difficile per me decidere quale storia sia più grave dell’altra, perché ognuna sembra essere una tragedia incredibile”.