Nella bellissima cornice di Villa Olmo presso Como, torna una citta’ “viva”…

Com’è grande la città, com’è viva la città…” diceva una nota canzone di Giorgio Gaber del’69,…Secondo la trilogia sulla città, di cui sono già state esposte due mostre, questa è soprattutto “viva”…. Infatti, dopo le prime due esposizioni, “La città nuova oltre Sant’Elia” del 2013, seguita da “Ritratti di città” del 2014, ritorna nella splendida cornice di Villa Olmo a Como la mostra “Com’è viva la città-Art & City 1913-14“, aperta fino all’11 novembre ’15.
Quest’ultima parla soprattutto dei suoi abitanti, cioè della vita. Le persone nella maggior parte delle opere sono i veri protagonisti, insieme al loro modo di vivere e allo spazio che occupano.
In realtà oggi la città ha subito una profonda trasformazione: è divenuta soprattutto “comunicazione”, “spettacolo”, “cultura”…Molte sono le sezioni che compongono la mostra: “strade, parchi ,trasporti, manifestazioni, mercato, interni…”Tuttavia,  dovrebbe ritrovare una dimensione più umana, che ha perso.

La risata argentina del volto fresco di ragazza in “Dodge Brothers business Coup‘” del 1968 è l’emblema di questa vitalità e gioia di vivere a cui si richiama la giovinezza, in contrasto con l’indifferenza. I pontili dei traghetti a Venezia rievocano la contrapposizione tra la bellezza e l’efficienza moderna: Rialto, Accademia, Ca’ D’Oro…, tanta bellezza non è mai stata più creata..Le mirabili bifore dei palazzi sul Canal Grande continuano a reclamare la loro superiorità sulla modernità. La città è il luogo del movimento: quindi è attraversata da treni, bus, tram….Ecco opere come quella di Pistoletto che rappresenta ” il punto iniziale ” di partenza …

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I luoghi della formazione, come bar, scuole, musei, i caffè di Tintoretto, di Salvo, che richiamano i caffè culturali (vedi Trieste nei primi del’900…), hanno avuto origine in epoca illuministica.  Il tempo libero, dunque, non è solo svago, ma luogo di crescita, socializzazione… Altro contenuto, a parte quello di socializzare, rivelano la grande tela “Il Cinema“, dove i ragazzi passano, si fermano …,o “Al bar”, affiancati alle foto dei pub irlandesi o della” Piscina Deligny Paris”, dove le belle donne si mettono in mostra. Il parco nella città rappresenta come riportare al suo interno “un pezzo di natura”, perchè i cittadini possano ritrovare questa dimensione perduta. Così rinascono giardini cittadini nel XIX°sec, col crescere della borghesia, come si vede in  “Une dimanche à la Grande Jatte” di Seurat e “Le Grand Jour a l’Ile de la Grande Jatte” di Jori,  che riprende l’opera precedente. In questo modo la gente vive in una dimensione più umana  il suo tempo libero, oppure in alternativa, si dedica allo sport, come in “La partita di pallone, 1933“. Vengono sperimentate nuove tecniche: ad es.,”la serigrafia, in acciaio max lucidato a specchio” di Pistoletto, che raffigura una ragazza. La strada può essere spopolata o piena di gente, rivela l’opera “comunicazione senza umanità”, oppure un passaggio obbligato da attraversare, come la vita stessa.

Quante città ha distrutto la guerra…., quanta bellezza e vita che è stata ed oggi non è più: che dolore ritornare nei luoghi del passato così devastati, è un trauma, una violazione della memoria: questo rivela “Milano 1946: Lucio Fontana visits his studio on his return from Argentina“, 2013,di A.Joar.  Eppure, nell’opera che raffigura la  terribile rievocazione delle Torri Gemelle di Maia Banevic, “Mankd”, c’è un germoglio di speranza, di rinascita: delle due torri la cima di una va in fumo, mentre l’altra è ridipinta di foglie e rami, quasi ad anticipare la ricostruzione, e la vita che riprende…La guerra prende di mira le città di ieri, come oggi: l’arte non può ignorarlo, perché è “testimonianza di libertà  e civiltà”, ma le città, e con loro la vita, rinascono…

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I riflessi in vetrina di Longoni: nei vetri di vasi e bicchieri si specchiano il lago azzurro, gli alberi, i passanti…L’ambiente cambia a seconda delle culture, come in “Bottega Araba” di Bucci, variopinta, con le borse e i foulars appesi, mentre gli uomini nei loro costumi con i turbanti  in testa giocano a carte…Così è anche la piazza del mercato a Lagos in Nigeria 2000 (A.Luike, 1966): pare immensa, popolatissima, ricca di verdure, frutta, fiancheggiata dalle baracche. I mercanti si proteggono con grandi cappelli di paglia, mentre, al di sopra del ponte, scorre una fila interminabile di autobus: così la città diventa luogo di” incontri umani”…Grazie ad artisti dell’est europeo ritroviamo le strade di Tirana e quelle di Mosca di Gutov a Radeck con striscioni sulla musica punk , là dove non è sempre possibile esprimere liberamente le proprie idee, soprattutto se trasgressive: anche questo fa parte delle città.

Infine, nelle opere di Ugo La Pietra, la città si esprime anche per emblemi ricchi di significati, perchè continua ad essere il luogo dove passa l’umanità …

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Grazia Paganuzzi