Parigi, protesta choc delle Femen per la visita di Rouhani

Femen

Dopo le proteste per la visita a Roma del presidente iraniano, l’ayatollah Hassan Rouhani, e gli sfottò anche a livello internazionale per la decisione di nascondere le statue di “nudo” dei Musei Capitolini per non imbarazzarlo, l’indignazione si è spostata con lui a Parigi, seconda e ultima tappa del suo “tour” europeo, che si concluderà stasera. Il gruppo femminista internazionale Femen, celebre per le manifestazioni delle sue attiviste seminude e con scritte sul corpo, ha organizzato una protesta choc anche contro le pene capitali e le violazioni dei diritti umani in Iran: davanti alla Tour Eiffel, poco lontano dallo storico complesso degli Invalides dove Rouhani veniva ricevuto con gli onori militari dal presidente francese Francois Hollande, le Femen hanno simulato l’impiccagione – modalità di esecuzione più ricorrente nella Repubblica Islamica – di una loro militante. “Per fare sentire a casa” Rouhani, hanno motivato.

- Advertisement -

La giovane attivista, che indossava soltanto un paio di mutande color carne, aveva la bandiera iraniana dipinta sul busto e sul capo la tipica corona di fiori del movimento, è rimasta sospesa da un ponte sulla Senna con una grossa corda al collo finché due persone non l’hanno aiutata a risalire con la stessa corda e a coprirsi. In cima al ponte campeggiava uno striscione con scritto: “Welcome Rouhani, executioner of freedom” (“Benvenuto Rouhani, boia della libertà”). Si è trattato di una manifestazione regolare, con la polizia che pattugliava il fiume su di un gommone.

Le Femen non sono state le uniche a protestare per la visita di Rouhani a Parigi: il Consiglio Nazionale della Residenza Iraniana (CNRI) ha sfilato in corteo per un tratto della rive gauche parigina ed  oltre 60 deputati della Rèpublique hanno presentato una lettera aperta a Hollande perché dicesse il fatto suo al presidente iraniano in tema di rispetto dei diritti umani nel suo Paese. Quando era stato eletto, benché fosse un ayatollah, Rouhani  era stato presentato come un “moderato” – quanto meno a confronto con il suo predecessore, il “laico” Mahmoud Ahmadinejad –; invece con lui le esecuzioni sono addirittura aumentate e diverse persone giustiziate erano minorenni, quando hanno compiuto il reato per cui sono state messe a morte.